Dopo l’edicola del corso del “mitico” Claudio, la cui attività è terminata già da cinque-sei anni – per la crisi
economica ma soprattutto culturale che impantana da anni Mercato S. Severino – ecco che da pochi mesi
ha chiuso i battenti la famosa libreria “Ruggiero”, in via Rimembranza. La stessa famiglia che detiene la
celebre “Edicolè”, accorsata rivendita con annesso servizio di ristorazione (caffè) in via S. Giovanni Paolo II,
Fisciano.
La stessa famiglia, inoltre, che gestiva altre librerie – come quella in piazza Garibaldi, sempre a S. Severino,
ma attività cessata da una decina d’anni – e ancora nel Fiscianese. È una vergogna, per una cittadina
“universitaria” – vicinissima al campus di Fisciano. La piccola Copenaghen, anche se parliamo di tutt’altro –
ossia di rifiuti – stenta a decollare come “capitale della cultura”. Eppure le prerogative ci sono, o meglio:
c’erano: adesso S. Severino parrebbe più assomigliare ad una palude culturale – anche se tale situazione di
stallo è dovuta alla crisi, che dal 2008 si è sparsa dall’America all’Europa e ha, dunque, toccato anche S.
Severino – ma pensiamo ai fermenti socio-aggregativi degli anni ’60, con un’intellighenzia composta dal
poeta Carmine Manzi, dal direttore Emilio Pesce, dall’artista Antonio Pesce, dal professore Orlando
Ruggiero, dall’ispettore Umberto Landi e dallo studioso Gino Noia. Si pensi ai meriti del Centro di Servizi
Culturali – dove appunto queste teste pensanti operavano, per amor della cultura. Una volta tramontato –
nel 1996 – questo punto di incontro per la gioventù (anche universitaria) locale, ecco la diaspora… la
dispersione intellettuale. Il centro – al quale afferivano collaboratori come Rocco Cancro e Peppe Valitutti
(alle origini) e poi Gerardina Petrone, Carmine Grassino e altri – vide organizzarsi l’evento “Obiettivo
castello” (1983): la più grande manifestazione in onore del maniero della stirpe Sanseverino (anche se poi
le associazioni “Il cantastorie” e “Troisio de Rota” hanno riportato in vita le fiere medievali). Si ragionava, ci
si confrontava – a volte anche animatamente – in quella bottega di saperi e conoscenze. Fior di storici e
professionisti sono stati valorizzati da quel punto di aggregazione (Massimo Del Regno, l’avvocato Antonio
Di Palma con l’astro nascente di “Italia nostra”, Giuseppe Rescigno…). Pare addirittura che un ancora
sconosciuto Benigni approdasse a S. Severino, come vi giunse Johannowsky. E prima di allora, vi erano gli
scout – nelle cui fila “militavano” l’artista Salvatore Liguori e il Renzo Arbore di S. Severino, il già
commerciante di dischi Carlo Casale. Ma non soltanto: fino ai primissimi anni ’80, ci si ritrovava ai cinema
“Europa” e “Italia”; esisteva l’emittente Trs (Tele radio San Severino) – le cui frequenze furono poi vendute
ai primi del ’90 all’imprenditore e costruttore Renato Santese (con la sua Tele Salerno uno). Allo stato
attuale, del network creato con Giovanni Bisogno e a cui faceva riferimento lo scomparso avvocato Michele
Salvati (“pupillo” di don Salvatore Guadagno), resta Rdi – Radio diffusione Irno, responsabile Natale “Noel”
Bisogno. In verità, è una realtà ancora molto attiva – la radio dei Bisogno. Però manca lo spirito di quei
tempi, allorquando il giornalista Eugenio Zambrano – assieme al già citato Gino Noia – conduceva
trasmissioni serie o satiriche (“Attenti a quei due”, per esempio) sfottendo (bonariamente e con acume) i
capipopolo e i politici della cittadina. Ed oggi, tutto questo non esiste quasi già più: non si leggono libri ma
neanche i giornali – almeno non come una volta; tutti corrono alle pagine dello sport o degli spettacoli. Non
si discute, la gente non sta più nelle piazze – a meno che non vi siano avvenimenti di grande richiamo come
le recenti elezioni. Tornando a noi, la libreria “Ruggiero” è solo un modesto saggio di come l’ignoranza regni
attualmente sovrana. Dapprima il negozio – una bella struttura, curata da Silvana Ruggiero – sembrava
attrarre almeno quei pochi studenti benestanti che vi si recavano (in zone centrali di S. Severino, come via
Rimembranza e piazza Garibaldi). Poi da libreria si è commutato in cartoleria. Ma nemmeno questo è
bastato a risollevarne le sorti. Può anche darsi che le ragioni e i motivi per cui il locale ha chiuso siano
diversi. Ma non ci si può fermare dinanzi alla saracinesca abbassata senza provare un pizzico di magone, di
tristezza e di colpevolezza per quell’universo di saperi che i libri – cartacei o non – veicolano con fantasia. E
il fatto che S. Severino stia continuando a degradarsi, è testimoniato dallo spostamento della biblioteca
comunale “Michele Prisco” da via Firenze al capoluogo a palazzo Brescia Morra nella frazione Acigliano
(sebbene per motivi meramente economici, per un opportuno comodato d’uso). Con le conseguenti
difficoltà logistiche nel raggiungerla, da parte degli studenti del comprensorio. Una allocazione temporanea
– si diceva una decina di anni fa quando venne spostata. Uno degli habitué era proprio il Noia, che – da
pensionato ma anche da uomo di cultura, essendosi dedicato anima e corpo al mestiere di operatore
appunto culturale – riceveva frotte e stuoli di bambini, adolescenti, insegnanti e universitari offrendo loro
competenza e scienza. Non è un “conflitto di interessi”, da figlia immeritevole di cotanto padre, la nostra
proposta di poter intitolare – almeno – l’aula lettura della struttura allo storico che la ha sempre vissuta. La
biblioteca comunale, dedicata allo scrittore che narrò del fiume Solofrana nel romanzo “Lo specchio cieco”,
è ricca di volumi (circa 33mila, tra libri catalogati; per ragazzi; materiale audiovisivo – esclusi i cataloghi e
l’emeroteca) e conserva antichissimi faldoni densi di interesse artistico e soprattutto storico, con gli
incartamenti del ‘700 e dell’800 che fanno rivivere la storia di un paese – quale S. Severino – che avrebbe
meritato di più in termini culturali. Non fosse altro per la storia gloriosa, che parte dai Romani passando per
Bizantini, Longobardi, Normanni, Angioini e Borboni. Non affossiamo le nostre radici: recuperiamole!
Leggiamo e discutiamo!
ANNA MARIA NOIA
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